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Canapa sativa legale: ecco tutto ciò che devi sapere

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Una delle più grandi incomprensioni che ruota attorno al mondo della cannabis, e che porta ancora oggi molte persone a guardarla con sospetto, è l’erroneo raggruppamento di tutte le tipologie di canapa sotto l’etichetta “marijuana”.

Parlando genericamente di marijuana, come spesso accade, tanti sono portati a pensare che ci sia una unica varietà di questa pianta e che per di più si tratti di un prodotto illegale.

La verità è che esistono diverse tipologie di canapa, note da migliaia di anni. L’origine della coltivazione della canapa pare risalga addirittura all’antica tradizione cinese. In Italia, ad esempio, la popolazione era a conoscenza di questa pianta già tredicimila anni fa. Dal 1700 la produzione di canapa ha poi conosciuto una forte ascesa per giungere fino al mercato mondiale odierno.

Nel 1785 Jean-Baptiste Lamarck, biologo francese, ha classificato la cannabis in categorie sulla base della loro provenienza. Lo studioso ha distinto due ceppi, uno originario del Medio Oriente e uno proveniente dalle zone equatoriali. Ed è proprio da quest’ultima parte del mondo che arriva la canapa sativa, diffusa in Paesi quali il Messico e il sud dell’India.

Quindi non è tutta marijuana? Cos’è realmente la canapa sativa legale, varietà di cui si sente così tanto parlare? È permessa al 100% dalla legge? Quali sono i suoi principali utilizzi? Nel corso della guida daremo queste e tante altre risposte a domande che presto o tardi tutti ci siamo posti.

Cos’è la canapa sativa legale

La canapa sativa è una pianta già conosciuta da migliaia di anni e che può essere sia maschile che femminile. Nel corso dei millenni sono stati ottenuti prodotti a partire da diverse parti della pianta come le fibre, i semi o addirittura l’olio che si ricava dai semi.

Essendo originaria delle aree equatoriali del globo, zone dove le ore di luce sono quasi equivalenti a quelle di buio, le piante di canapa sativa si sono abituate a crescere in condizioni difficili a cui altre tipologie di canapa non sono in grado di resistere. Questa caratteristica rende le piante molto interessanti per i coltivatori che vogliono basare il proprio business sulla canapa.

La pianta di canapa sativa è facilmente riconoscibile perché è alta (può raggiungere persino i 7 metri di altezza) e snella, ma anche robusta. Presenta inoltre le gemme lungo i rami, a differenza di altre tipologie di canapa.

In passato, le fibre erano la parte più utilizzata della pianta, apprezzate per la loro resistenza che le rendeva perfette per il cordame. Oggi a livello industriale si rileva un notevole utilizzo della pianta anche in ambito medico.

La vendita di canapa sativa sotto forma di prodotti diversi è molto comune sul mercato sia nazionale che internazionale passando da oggetti di artigianato a veri e propri rimedi terapeutici innovativi.

Differenze tra canapa sativa e canapa indica

Sebbene appartengano entrambe alla grande famiglia delle cannabacee, la cannabis sativa e la cannabis indica si differenziano sia per la struttura della pianta che per gli effetti psicoattivi.

Il lungo fusto e le foglie affusolate sono tipiche della cannabis sativa, che arriva anche a toccare i 5 metri. Le sue proprietà benefiche contro l'ansia, la depressione, l’iperattività e il deficit d’attenzione, la rendono un rimedio apprezzato anche in campo medico.

La coltivazione di cannabis sativa L., priva di effetti psicotropi, è legale in Italia, nel rispetto dei limiti previsti dalla normativa. Per via della struttura della pianta, le piantagioni hanno bisogno di spazi ampi per permettere alle piante di svilupparsi al meglio

A differenza della canapa sativa, la cannabis indica ha una struttura ridotta, che richiede spazi più piccoli. La specie indica, infatti, è bassa e cespugliosa e si adatta perfettamente alle coltivazioni indoor. Raggiunge al massimo i due metri e le foglie e i suoi rami si sviluppano in maniera fitta.

Lo sviluppo dei baccelli è uno degli aspetti che differenzia la cannabis sativa dall’indica. La specie sativa ha uno sviluppo più lento, ma è estremamente produttiva, soprattutto per quanto riguarda la produzione di semi. I baccelli nascono direttamente sui rami, anziché sui nodi come nella canapa indica. Quest’ultima arriva alla fioritura in un periodo massimo di due mesi (la fioritura richiede dai 45 giorni ai 60).

Le piante di canapa sativa, invece, crescono più velocemente rispetto a quelle di indica mentre la maturazione della pianta è più lenta (si va dai 60 giorni agli 80).

La cannabis indica, dalle proprietà lenitive e antidolorifiche, in genere, è destinata ad uso medico o ricreativo.

Distribuzione e habitat della canapa sativa

La cannabis sativa è una pianta di colore verde acceso che si adatta ai diversi ambienti velocemente, questo consente un’ampia distribuzione geografica, a partire dalle aree dell’Asia centrale, si è poi diffusa in Europa e in tutta l’America.

Sviluppatasi spontaneamente in Asia circa 14mila anni fa, la pianta della cannabis è stata trasportata in Medio Oriente, nel nord Africa e in Europa. Sulla via del commercio oltre oceano, è poi giunta in America del Sud e, in seguito, in America del Nord.

Nei secoli, si è adattata ai vari climi, anche se il suo habitat preferito è costituito dagli ambienti umidi e particolarmente caldi, in cui il terreno abbia un pH tra 5 e 7.

Una condizione essenziale per la crescita della canapa è la luce: la fioritura si avvia solo quando si riducono le ore di esposizione a fonti luminose ad esempio dopo il solstizio d’estate.

Chiunque voglia avvicinarsi alla coltivazione della cannabis deve tener presente che la pianta è infestante e rende complesso l'alternarsi delle colture.

I differenti usi della canapa sativa L.

La canapa è una pianta dai molteplici impieghi e, nel corso, dei secoli, è stata utilizzata come rimedio medicinale, per la produzione di tessuti e come alimento sottoforma di farina e olio. La Marina Militare ricorreva alla canapa per la realizzazione di funi e corde, particolarmente resistenti alle intemperie e all’acqua. Le coltivazioni di cannabis risultano positive per l’ambiente: assorbono anidride carbonica e migliorano la qualità del terreno.

Durante il secolo scorso, tuttavia, il suo uso nell’industria è stato man mano ridotto; attualmente la coltivazione della canapa è destinata all'industria tessile, all’uso farmaceutico e alla produzione di sostanze psicotrope.

Canapa nel Tessile

Uno degli impieghi più antichi della canapa è nelle produzioni di fibre e tessuti, ricavati dalla lavorazione dei fusti e del canapulo della pianta.

Già in Asia e in Medio Oriente era estremamente apprezzata per la sua robustezza, ma in Europa la sua diffusione è esplosa solo nel sedicesimo secolo. I primi a coltivare la canapa nel vecchio continente furono gli inglesi, come dimostra l’ordinanza di Enrico VIII del 1533 che ordinava ai contadini di coltivare un quarto di acro a cannabis per ogni 60 acri di altre coltivazioni.

Dalla canapa si è sempre ricavata la carta, la Bibbia di Gutenberg del 1453 fu realizzata in carta di canapa, così come le bozze della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America.

In Italia, la diffusione della canapa risale alle Repubbliche marinare, quando veniva destinata alla realizzazione di corde e vele per le navi.

La fibra tessile ottenuta dalla canapa, infatti, deve il suo successo proprio all'impiego nel settore navale, dove l’uso di corde e stoppe resistenti è fondamentale.

In Italia, la canapa trovava largo impiego anche nella produzione di articoli per la casa, infatti tipiche dell’Emilia Romagna sono proprio le tovaglie artigianali tessute con le fibre di canapa.

Al giorno d’oggi le fibre di canapa sono uno dei materiali principali nell’idraulica, dove si usano per le guarnizioni.

Ancora oggi, tra i maggiori produttori di canapa al mondo c’è anche l’Italia, insieme a Cina, Polonia, Romania, Corea del Nord, Ungheria, ex Jugoslavia.

Uso farmacologico della canapa

Gli usi terapeutici della canapa hanno un’origine molto antica e sono conosciuti da millenni, tuttavia, dopo decenni di proibizionismo, questa sostanza, fino a pochi anni fa, era vista semplicemente come una droga da cui stare alla larga.

Attualmente la situazione si sta evolvendo, anche in seguito alle numerose ricerche sulle proprietà dei cannabinoidi, ma c’è ancora molto da fare in tal senso.

L’unico farmaco a base di cannabis approvato dalla FDA (Food and drug Administration, ossia l’ente americano che si occupa dell'approvazione degli alimenti e dei farmaci in America) è Epidiolex, un medicinale per il trattamento delle convulsioni e dell’epilessia. In alcuni stati, è consentito anche l’uso di Sativex, uno spray orale per la riduzione dei sintomi della sclerosi multipla.

Effetti psicotropi della canapa

Le infiorescenze di canapa contengono i cannabinoidi, dei principi attivi che possono avere effetti diversi sull’organismo umano. I più conosciuti sono il CBD, il THC, il CBG, il CBN e il THCV, ma la pianta ne contiene oltre un centinaio. Il CBD è noto per il suo effetto rilassante e le sue proprietà benefiche - è un ansiolitico naturale, lenisce i dolori e sfiamma le infiammazioni - il THC, sostanza psicotropa, invece, provoca reazioni mentali importanti ed è particolarmente noto per i suoi effetti stupefacenti.

Tra i prodotti più comuni che derivano dalla cannabis troviamo l'hashish, la marijuana, ma anche tutti gli articoli indicati come cannabis legale, ovvero quelli con un contenuto di THC inferiore allo 0,5%. L'hashish si ottiene attraverso battitura o estrazioni, della pianta intera o solo delle infiorescenze, mentre la marijuana sono le infiorescenze femminili essiccate.

Il consumo della cannabis per scopi psicotropi avviene tramite la vaporizzazione o la combustione; anche se negli stati dove è stata legalizzata e regolamentata stanno prendendo piede i prodotti edibili.

Anche la canapa sativa ha il THC?

La vera differenza tra la canapa sativa legale - tipologia la cui coltivazione e vendita nello stato italiano è permessa solo nel rispetto di rigide regole - e la canapa indica o sativa illegale è la concentrazione di THC.

La pianta della canapa produce infatti una vasta gamma di cannabinoidi - finora ne sono stati scoperti oltre 100 tipi - tra cui i due più famosi sono certamente il THC(tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo).

Il THC è la componente responsabile dell’effetto psicoattivo della marijuana, quello che conferisce la sensazione di sballo e di alterazione delle facoltà mentali.

La pianta di canapa non produce livelli di THC così alti da essere inebrianti, contenendo invece una grande quantità di CBD. Quest’ultimo è pur sempre un cannabinoide ma non ha una composizione in grado di produrre effetti psicoattivi.

Al contrario le numerose proprietà della canapa sativa, come quella antidolorifica o quella antidepressiva, derivano proprio dall’elevata concentrazione di CBD.

Questa è la caratteristica più lampante che differenzia la canapa sativa dalla marijuana. È anche il discrimine utilizzato da molti Governi, i quali definiscono canapa sativa legale la canapa che contiene livelli di THC entro i limiti previsti dalle leggi.

I limiti legali della canapa sativa

Quali sono i limiti che il prodotto deve rispettare per potersi parlare di canapa sativa legale? La legge n. 242 del 2016(rubricata “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”) ha legalizzato sia la coltivazione che la vendita di cannabis industriale nello stato italiano. La varietà permessa è appunto la canapa sativa, ossia quella con una bassa concentrazione di THC.

Il principale limite che emerge dalla norma infatti, non solo per i coltivatori e i venditori ma altresì per gli acquirenti, è il livello di THC fissato nel massimo a 0,5%.

Oggi tutte le altre varietà di canapa sono illegali in quanto classificate come pianta da droga secondo quanto stabilito dal Testo Unico Stupefacenti, tranne la “canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali consentiti dalla normativa dell’Unione Europea”.

Nonostante le numerose lacune della legge, i business basati sulla canapa sativa legale sono esplosi sia sul versante offline che online. Il boom non solo ha prodotto nuovi posti di lavoro e opportunità allettanti, soprattutto per i giovani, ma ha anche portato una maggiore consapevolezza nella popolazione sugli positivi effetti della cannabis legale.

Una svolta recente da sottolineare è quella portata dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali datato 23 luglio 2020, dove la cannabis sativa infiorescenza destinata a “usi estrattivi” è stata compresa tra le piante officinali. Si tratta di una dura battaglia che ha visto più volte questa pianta esclusa dalle officinali tuttavia, grazie alle sue numerose proprietà benefiche, è ora stata riconosciuta come prodotto agricolo e non più come droga.

Si può fumare la canapa sativa legale?

Ad oggi in Italia sono legali solamente la coltivazione, la compravendita e il possesso per collezionismo di canapa sativa legale. Ciò significa che la legge non ha legalizzato il suo uso.

La conclusione è chefumare erba in Italia è illegale, anche se molti lo fanno ugualmente soprattutto presso il proprio domicilio.

La legge n. 49 del 2006, altro principale testo di riferimento che abbiamo oltre alla legge n. 242 del 2016, ha escluso le sanzioni penali nel caso in cui si venga trovati in possesso di cannabis, rappresentando solamente un illecito amministrativo.

Quali sono le sanzioni previste in caso di controllo? Dipende dalla situazione:

• Nel caso in cui si venga colti alla guida in possesso di canapa o dopo averla fumata o ingerita, viene sospesa la patente di guida così come ogni altra certificazione di abilitazione professionale per la guida di mezzi particolari;
Divieto di conseguire certificati o abilitazioni nei 3 anni successivi, anche se non si era alla guida;
Sospensione di passaporto o di altro documento equipollente o divieto di conseguimento dello stesso;
Sospensione del porto d’armi o divieto di ottenerlo;
Visto di soggiorno sospeso nel caso in cui la canapa sia detenuta da un individuo straniero.
Le forze dell’ordine, in caso di controllo, possono decidere se dare un semplice ammonimento o applicare subito la sanzione. Numerose persone infatti fumano erba tra le mura domestiche, ben consapevoli delle conseguenze nel caso in cui un vicino richieda l’intervento delle forze pubbliche.

Quali sono le tipologie di canapa sativa?

Abbiamo detto che la pianta di canapa sativa può essere sia maschile che femminile. Tuttavia, è necessario fare una differenziazione da cui derivano diverse tipologie.

Esiste la pianta dioica, ossia quella di sesso maschile oppure femminile, e la piana monoica, cioè quella che raggruppa al suo interno entrambe le componenti.

Qual è la differenza tra le due? Principalmente la produzione di semi. La monoica assicura infatti una produzione di semi molto maggiore rispetto alla dioica.

Le varietà riconosciute a livello agricolo dal “Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole” sono davvero molte. Le più famose in riferimento alla pianta monoica sono la:

Codimono: generata da base dioica, è una varietà apprezzata perché produce grandi quantità di fibre in poco tempo, i numerosi terpeni che possiede le conferiscono un forte profumo caratteristico;
Felina 32: varietà conosciuta in Italia dalla fine degli anni ’90, è ricca di terpeni e ha una bassa percentuale di THC;
Futura 75: proveniente dalla Francia, ha piante di dimensioni medio-alte e viene spesso coltivata per le fibre e le infiorescenze.

Fra le varietà di pianta dioica, quindi alternativamente maschile o femminile, più conosciute troviamo la:

Carmagnola: varietà coltivata principalmente in Piemonte, grazie alla sua robustezza e alla resistenza ai climi freddi, deriva da incroci genetici avvenuti addirittura all’inizio del ‘900 quando la coltivazione italiana di canapa era seconda solo alla Russia;
Eletta Campana: è una delle varietà storiche della nostra nazione e viene coltivata soprattutto in Campania, come suggerisce il nome;
Fibranova: una tipologia di canapa (ottenuta in laboratorio da matrici tra cui la Carmagnola) che si adatta a diversi terreni e a varie condizioni climatiche, produce molto ma è anche infestante ed è un vanto totalmente italiano.

Come viene coltivata la canapa sativa legale?

La canapa sativa legale, oltre a differenziarsi dalla marijuana per i chiari effetti, si distingue anche a livello di coltivazione.

Non è una pianta difficile da coltivare e questo è il motivo per cui attira l’interesse di tanti agricoltori, anzi è molto adatta anche a condizioni avverse in cui molte altre piante industriali periscono.

Nonostante cresca velocemente, non è necessario alternare le colture; la canapa, infatti, migliora le condizioni del terreno, rendendolo più sano e morbido. Questo vuol dire che lo stesso terreno può essere coltivato ripetutamente senza impoverire la pianta.

Generalmente la pianta dà buoni risultati se la coltivazione avviene in un suolo ricco, drenato e con una corretta illuminazione. Questo è il motivo per cui la coltivazione outdoor è la più indicata. Tuttavia, dato che le piante di canapa possono essere piantate in modo ravvicinato, anche la coltivazione indoor è oggi largamente praticata per poter controllare al meglio le condizioni in cui crescono le colture.

Il Mediterraneo era una delle zone privilegiate per la coltura della canapa, dove si sviluppava in zone ricche di sabbia e intorno a fiumi e torrenti, nelle aree umide e paludose. Nel corso dei secoli, l’Italia, in particolare l’Emilia Romagna, arrivò ad essere il primo produttore al mondo di questo materiale destinato ad usi navali.

Nel Nord Italia, dopo la raccolta si passava al macero, ovvero si lasciavano i tronchi immersi nell’acqua, da cui in seguito venivano staccate le fibre.

Come viene utilizzata la canapa sativa legale?

Sul mercato sia offline che online è possibile trovare tantissimi prodotti a base di canapa sativa legale tutti diversi tra loro. La produzione varia infatti dalle tisane al CBD fino all’olio di CBD.

Le tecniche odierne di estrazione permettono di estrarre il CBD dalla pianta di canapa mantenendo comunque basso il livello di THC. Ciò consente di creare prodotti perfettamente legali che vanno dall’ambito culinario a quello cosmetico. In particolare, l’olio di cannabis racchiude al suo interno tutti i cannabinoidi presenti nella pianta, ma con una componente di THC bassa.

Per quanto riguarda le fibre della canapa, sono largamente utilizzate nella produzione di tessuti, materiali da costruzione e prodotti industriali di vario genere. La canapa è particolarmente apprezzata dai consumatori perché considerata un materiale sostenibile con un basso impatto ambientale.

Le fibre provenienti dal gambo vengono classificate in base alla loro forza e durabilità, dopodiché vengono impiegate in produzioni industriali diverse.

A cosa serve dal punto di vista medico?

L’ultimo vasto utilizzo si ha in campo medico, grazie agli effetti della canapa sativa legale derivanti dalle proprietà dei cannabinoidi. La ricerca scientifica ha provato che non sono tanto le proprietà del THC ad essere benefiche, quanto quelle del CBD.

Gli effetti antidolorifici del CBD (anche nel trattamento del dolore cronico) si conoscono da millenni, ma già dal ‘900 ne sono stati scoperti tanti altri come quelli anticonvulsivanti, contro le psicosi, nella cura dell’autismo, dello stress, dell’ansia, della depressione, della sclerosi multipla, di Alzheimer, del Morbo di Parkinson, della malattia di Huntington e persino del cancro.

Si parla di cannabis terapeutica sulla base delle percentuali di CBD e THC contenute al suo interno. Esistono ad oggi due tipologie utilizzate in campo medico e per cui serve la prescrizione:

Cannabis FM-2: THC dal 5% all’8%, CBD dal 7,5% al 12%
Cannabis FM-1: THC dal 13% al 20%, CBD inferiore all’1%

Come vedi, la concentrazione di THC è molto più elevata rispetto ai prodotti normalmente venduti al pubblico. Tuttavia, la normativa italiana consente ai medici di prescriverne l’uso se ne esistono i presupposti.

Le ricerche scientifiche sulla canapa sativa

Cosa dicono i ricercatori sulla canapa sativa? Esistono ricerche scientifiche a riguardo?

Essendo una delle sostanze più discusse al mondo, la canapa sativa è oggetto di numerosi studi scientifici che spaziano dalla sua composizione molecolare ad applicazioni terapeutiche molto specifiche (uno degli ultimi studi si intitola Valutazione delle potenze antivirali dei cannabinoidi contro SARS-CoV-2 utilizzando approcci computazionali e in vitro e riguarda l’impiego della Cannabis durante la pandemia da Covid-19).

Per questo motivo è interessante seguire gli sviluppi dell’argomento, che lascia comunque molti aspetti da approfondire.

Vediamo quali sono gli ambiti di ricerca più interessanti.

Cannabis e biologia

Le prime ricerche sulleapplicazioni della canapa sativa risalgono al 1843, in cui si parlava di uso degli estratti vegetali nei casi di tetano, idrofobia e colera. Tuttavia, per sentire parlare di cannabis, si è dovuto attendere il 1869, quando fu identificato l’ossi-cannabis. Mentre l’isolamento del cannabidiolo risale addirittura al secolo successivo, ossia al 1940.

Dopo qualche anno da queste scoperte, sono stati isolati altri cannabinoidi, come il THC, il cannabigerolo (CBG) e il cannabicromene (CBC).

La scoperta del THC, nel 1964, ha dato una forte spinta alla ricerca sull’interazione tra cannabis e organismo, portando anche alla scoperta dei recettori dei cannabinoidi.

Nel corso degli anni, la ricerca ha rivelato l’esistenza di un migliaio di composti all’interno delle piante di canapa sativa, tra cui quasi trecento fitocannabinoidi, più di centosessanta terpeni, diversi flavonoidi e polifenoli.

Una delle ricerche più ricche in proposito è “Chemical constituents of marijuana: the complex mixture of natural cannabinoids” a cura di Mahmoud A Elsohly e Desmond Slade.

Ricerche sulla canapa sativa L. nei database bibliografici

Le ricerche scientifiche sulla cannabis sono raccolte in quattro principali database, in cui è possibile trovare moltissimi articoli pubblicati sull’argomento:

• EuropePMC;
• Elsevier's Scopus;
• PubMed Central presso NCBI;
• Web of Science.
Il numero di dati disponibili in questi database è altissimo, basti pensare che Europe PMC è quello più ricco, e contiene circa 80.979 articoli pubblicati dal 1783 a oggi.

Tendenze degli studi sulla cannabis

Gli approcci iniziali delle ricerche sulla canapa erano molto orientati alla descrizione della pianta dal punto di vista botanico. Già dai contributi di William O'Shaughnessy del 1843, tuttavia, emergeva l’interesse della ricerca sulle proprietà chimiche e del potenziale medicinale della cannabis indica.

Dal 1937 al 1996 le ricerche sulla canapa hanno subito un forte rallentamento, dovuto alle restrizioni relative alla produzione, alla distribuzione e al consumo della cannabis.

Nonostante le problematiche relative a questo proibizionismo nei confronti della cannabis, gli anni Sessanta sono stati segnati dall’isolamento di alcuni dei cannabinoidi più importanti, e alcune delle ricerche in proposito sono:

• Cannabis sativa e canapa, Nutraceuticals: Efficacia, Sicurezza e Tossicità di Hartsel JA, Eades J., Hickory B., Makriyannis A. Elsevier Inc.
• Un genoma di riferimento di alta qualità di Cannabis sativa selvatica di Gao S., Wang B., Xie S., Xu X., Zhang J., Pei L., Yu Y., Yang W., Zhang Y.
• Cannabichromene, un nuovo principio attivo nell'hashish di Gaoni Y., Mechoulam R.

Dal 1996 in poi, la situazione è molto cambiata, in seguito all’approvazione del Compassionate Use Act, l’atto di approvazione della cannabis medica in California. Da quel momento in poi, infatti, le ricerche si sono moltiplicate e, tra di esse, devono essere annoverate quelle di Perras e Pain sul primo inalatore spray a base di cannabis, introdotto nel 2005.

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